Relazione socia Agedo Roma convegno Università La Sapienza di Roma facoltà di Sociologia

Non posso parlare del mio percorso in Agedo, iniziato 5 anni fa, senza parlare di un altro impegno di volontariato che ha ormai 15 anni.

Appunto 15 anni fa in un momento particolarmente complesso della mia vita decisi di regalarmi la partecipazione ad un corso per volontari in Antea. Questa associazione si occupa della vita quando si avvia verso il suo termine per una grave malattia.

All’inizio mi occupai dei malati e dei loro familiari, poi ci rendemmo conto che per coloro che rimanevano dopo la perdita era molto doloroso lasciare anche la nostra presenza e decidemmo di dar vita a un nuovo servizio: un gruppo di Auto Mutuo Aiuto per il lutto.

Per molti di noi volontari era un percorso nuovo e ci preparammo a questo per circa un anno.

Poi nonostante temessimo di iniziare questo nuovo impegno ,cominciammo.

In realtà non credo che si possa fare molto per lenire il dolore della perdita, si può offrire il nostro ascolto, la possibilità di piangere, anche insieme ad altri, a distanza di tempo, il proprio caro senza che nessuno ti dica che dovresti provare a divertirti, non ascoltare parole di conforto che possono solo irritare, il dolore è li, va attraversato e nessuno può dire per quanto.

Nel frattempo la mia vita andava avanti, mio figlio più piccolo, io ne ho quattro tra maschi e femmine, mi comunicò di essere omosessuale.

Questa scoperta non mi turbò più di tanto, era sempre stato un figlio un po’ speciale, intelligente, volitivo, con grandi passioni, io dico spesso “la sua omosessualità era solo la ciliegina sulla torta”, e questo fu il nostro segreto per 8 anni.

Poco tempo dopo, era il 1998, la radio diede la notizia dell’uccisione Matthew Shepard, un giovane omosessuale americano , poco più grande di mio figlio, era stato anche torturato. Mi ricordo che scoppiai in un gran pianto che non si fermava. In quel momento mi accorsi di quanta preoccupazione avevo per quel figlio così giovane e così deciso.

Sei anni fa, d’estate, incontro a piazza Vittorio l’Agedo, associazione dei genitori che si battono per i loro figli e figlie omosessuali, ma anche per tutto quel mondo che chiamiamo in maniera riduttiva LGBT.

L’associazione ha essenzialmente lo scopo di sostenere e aiutare i genitori che vivono con grande disagio e sofferenza l’omosessualità dei loro figli. Mi danno un video “Due volte genitori” e scopro che non a tutti va bene come a me e a mio figlio.

Mi affaccio per la prima volta su un mondo di dolore che forse la mia superficialità mi aveva impedito di vedere.
Dolore dei figli offesi e feriti a volte torturati e uccisi da una società che li vede pervertiti, malati e quasi contagiosi. E dolore dei genitori che, frutto di questa società, li rifiutano, se ne vergognano, li preferirebbero morti.

Io intanto continuavo il mio lavoro in Antea. Vedevo nelle persone che accompagnavo nel gruppo del lutto sogni infranti, percorsi interrotti da malattie che si portano via le tue speranze, grandi amori travolti dalla perdita.
Genitori che perdono i loro figli e che preferirebbero averli accanto ancora anche se malati, sofferenti e addormentati dalla morfina. Mentre altri di fronte all’omofobia loro e della società pronunciano la terribile frase “meglio morti”.

 

Un nuovo impegno

La mia entrata in Agedo coincide con il matrimonio di mio figlio a Oslo. Già perché quattro anni fa gay e lesbiche per vedere riconosciuto il loro amore dovevano andare all’estero.

Comunque anche per la mia numerosa famiglia non fu facile questo passaggio e lasciammo a Roma qualche pezzo. A questo punto della mia vita la lunga esperienza in Antea poteva essere condivisa in Agedo. Anche i genitori di ragazze e ragazzi LGBT subiscono in vario modo tanti lutti.

Noi facciamo sui nostri figli tanti sogni, i vestitini rosa per le femminuccie, il campo da calcio per i maschietti, portare all’altare la figlia in abito bianco mentre un altro uomo l’aspetta sorridente e poi,all’improvviso, scopriamo che loro non si riconoscono nel futuro dei nostri sogni. Figurarsi poi quando non si riconoscono nemmeno nel loro corpo di donna e uomo. Perdite su perdite, lutti su lutti. E quindi la mia esperienza poteva servire.

 

Coming out in Cucina

Noi genitori di Agedo ci riuniamo tutti i lunedì dalle cinque alla sette presso il Circolo Mario Mieli che ci ospita.
Non abbiamo una nostra sede, siamo indipendenti e liberi.

I genitori che hanno saputo o anche scoperto accidentalmente della realtà dei loro figli sono preoccupati, spaventati, e magari cercano in internet qualche risposta e se sono fortunati trovano il nostro sito e ci contattano.

Arrivano nella nostra stanza e trovano un gruppo di genitori che il percorso che dovranno fare loro per stare meglio lo hanno già fatto.
Anche a loro la figlia o il figlio, il più delle volte in cucina, ha detto: “Mamma ti devo dire una cosa……………..”
Perché spesso sono le mamme a capirlo o a saperlo per prime. Alcuni non vengono nemmeno in associazione perché vorrebbe dire accettare che la cosa è vera e concreta,e sono quelli che fanno più male a se stessi e ai loro figli.
E lì, nel gruppo, con genitori che ti possono raccontare passo passo quello che tu stai passando ora, perché l’hanno provato prima di te, inizia un cammino di pacificazione, sì, perché si deve ritrovare la pace interiore che ci aprirà a una visione del mondo diversa e più ricca.

Capita anche che siano i figli a venire perché non sanno come dirlo ai genitori, temono la loro reazione, non vogliono perdere il loro amore, ne dare loro un dolore. Noi li sproniamo ad avere più fiducia, a fare loro per primi un percorso che li rafforzi e li mettiamo in contatto con persone che possono sostenerli in questo momento complesso. Non spingiamo mai al coming out, per ognuno ci sono tempi e modi opportuni.

Quando durante il gay pride, al quale partecipiamo sempre con orgoglio, sconosciuti adulti anche anziani si avvicinano con le lacrime agli occhi, ci baciano le mani e ci dicono non che l’hanno mai potuto dire alla loro famiglia, il cuore si stringe. Pensiamo a quanto possa essere doloroso non venire riconosciuti per tutta la vita.

Ma quando ragazzi e ragazze ci abbracciano stringendoci forte e ci dicono vorremmo genitori come voi rispondiamo abbiate fiducia i tempi cambiano.

E’ vero i tempi cambiano, oggi non c’è trasmissione televisiva che non parli di omosessualità, anche le più diffuse che raccolgono un vasto pubblico. In ogni serie tv ci sono figli omosessuali, amori tra ragazzi, ragazze, adulti.
Questo modifica profondamente il pensiero di parte degli spettatori, anche se vediamo che ne rafforza altri nel loro pensiero omofobico.

La legge sulle unioni civili ha avuto e avrà un importante ruolo di promozione sociale, si poteva fare di più, ma intanto c’è questa, continueremo il nostro impegno sulla procreazione assistita e sull’adozione per permettere a tutti di realizzare altri sogni.

Ma non pensiamo che sia un percorso semplice , è invece un cammino con tanti ostacoli.

Nessuno ci dice che forse nostro figlio non sarà come lo vediamo e vorremmo noi, mentre ancora oggi ci sono “professionisti” capaci di dire che si può intervenire in tenera età per sistemare alcuni problemi ma che a un certo punto è troppo tardi per curare l’omosessualità istillando nella mente del genitore una colpa che non ha di fronte a una “malattia” che non esiste.

E così la nostra mamma o il nostro papà che è stato colto alla sprovvista dal nuovo figlio che si trova davanti fa fatica a capire che è sempre lo stesso o la stessa che lui ama teneramente. Ed insieme si può iniziare un percorso per capirsi sempre meglio.

E mentre il mondo inevitabilmente va avanti, dobbiamo però notare che si sta radicalizzando la lotta contro le realtà LGBT. Con l’artificiosa invenzione della teoria del gender alcune associazioni integraliste e fondamentaliste cristiane e associazioni che si definiscono pro life spaventano i genitori, e ricattano insegnanti e presidi, che volessero affrontare tematiche legate all’educazione all’affettività, alle pari opportunità e al superamento degli stereotipo di genere.

Costatiamo infatti una crescente difficoltà ad entrare nelle scuole per concretizzare l’impegno che portiamo avanti da parecchi anni, lavorando sul rispetto di tutte le differenze per evitare fenomeni di bullismo, che se ci sono sempre stati oggi vengono ancora di più enfatizzati e pubblicizzati.

I genitori dell’Agedo sono sempre in prima linea per i diritti dei loro figli e figlie e per tutto il mondo LGBT, ma soprattutto perché quando tornano a casa, magari picchiati o offesi trovino accoglienza e difesa, come succede quando un ragazzo viene attaccato per il suo colore, la sua religione, una sua malattia, mentre i nostri figli ancora oggi troppo spesso vengono offesi, picchiati e cacciati da casa dagli stessi familiari.

Quando mi chiesero di parlare al matrimonio di Emanuele e Francesco, questi i nomi di mio figlio e suo marito, dissi una cosa che giorno per giorno mi sembra sempre più vera.

Li ringraziavo di aver allargato il mio sguardo miope sulla realtà, oggi che sono ormai avanti negli anni mi accorgo di essere molto più aperta al mondo e ai suoi eventi di quanto non lo fossi un tempo, accogliere loro, portare avanti insieme rivendicazioni di diritti che in molte nazioni, dove si è ancora messi in carcere e a morte, sono impensabili è per me un onore.

E’ vero, io oggi guardo al mondo con occhi diversi.