Intervista Ettore ed Anna (PrideOnline)

 

 

 

 

 

 

 

Un giorno come tanti: lavoro, casa, bollette, spesa. Poi all’improvviso delle parole, che segnano una svolta.
Che creano irreversibilmente un prima e un dopo. Succede quando tuo figlio e tua figlia ti dicono di essere entrambi omosessuali.

Figli e omosessualità
«Era il 1994 quando hanno fatto coming out – racconta Ettore Ciano, uno dei genitori di Agedo Roma (Associazione genitori, parenti e amici di persone lgbt). Due al prezzo di uno. In quel momento c’è stata tanta rabbia e la prima cosa che ho pensato è che il maschio non avrebbe avuto figli. Tutto finiva lì».

Figlio di genitori prolifici, 15 in tutto tra fratelli e sorelle, laureato, insegnante di scienze, Ettore si è scoperto ignorante, all’oscuro di una parte di mondo e di non sapere cosa fosse l’omosessualità. «Tutto quello che sapevo mi veniva dall’ignoranza – continua Ettore -. Da quello che si diceva per strada. Che era, cioè, una malattia e che gli omosessuali sono dei viziosi».

Un nuovo inizio
Da quel giorno è iniziato un percorso di conoscenza di suo figlio e sua figlia, del loro mondo, ma anche di sé stesso e della propria capacità di essere un genitore presente. «Grazie a una mia amica ho saputo dell’esistenza di una associazione di genitori di omosessuali – spiega -. Così sono entrato a far parte di Agedo. Ho iniziato a informarmi e sono diventato un attivista».

Sono passati diversi anni da quel giorno. Molte le domande e anche le incomprensioni. «Alla luce della mia esperienza e di quella degli altri, posso dire che all’inizio non si fanno salti di gioia – racconta Ettore -. Ho perfino cercato di fare un percorso di “ritorno” all’eterosessualità. Ma poi ho capito che quelli sono i miei figli e nessuno li deve toccare perché sono persone per bene».

Paure e futuro
Di paure e rabbia ne ha tante Ettore. «Quando sento di storie di aggressioni mi sale una rabbia… Sarei capace di intervenire anche fisicamente per difendere mio figlio – afferma Ettore -. È assurdo che non ci sia una legge contro l’omofobia. La paura è che un giorno possa prevalere l’ignoranza, che questi ragazzi e ragazze siano visti solo sessualmente e siano isolati o peggio».

La forza di Ettore e di tanti altri genitori è di far parte di Agedo: «Solo confrontandoti, capisci di non essere solo e se un giorno non si sarò io a parlare di queste cose verrà qualcun altro».

 

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